Banda larga, l’Italia arranca

Adsl, forte divario tra città  e campagne. Per colmare
queste lacune serve uno sforzo corale del sistema paese

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È il quadro di Italia spaccata in due quello che emerge da un rapporto appena pubblicato da Agcom (Autorità  Garante delle Comunicazioni) e curato da Between, società  di consulenza del settore ICT, per quanto riguarda la banda larga. Ed è un’Italia divisa sotto tanti aspetti, che insieme ci allontanano dal resto dell’Europa Unita e che minacciano lo sviluppo economico del Paese. Il problema principale, che emerge dai dati di Between, è che gli utenti banda larga italiani sono solo 10,7 milioni (a marzo 2008). Dato che ci pone tra gli ultimi posti in Europa, per diffusione della banda larga: ormai anche la Spagna e la Slovenia ci ha superati e il Portogallo è un soffio alle spalle.

Il problema è noto, ma il rapporto lo mette in una luce nuova: per due motivi. Primo, perché si vede come la scarsa diffusione è in realtà  sintomo di problemi profondi del nostro Paese, punta dell’iceberg di un problema più grosso, che è appunto quello di un Paese diviso in due. Da una parte, coloro che abitano in città  medio-grandi, dove c’è tutto: la concorrenza è evoluta, le offerte sono competitive, economiche e veloci; dall’altra, i piccoli comuni, dove la banda larga, se c’è, è un piatto monotono di offerte. Altra spaccatura: tra coloro che hanno il pc (i quali spesso hanno anche la banda larga) e coloro (la maggior parte) che non ce l’hanno.

Secondo aspetto originale, nell’analisi di Between: in futuro potrebbe andare peggio, nel confronto con l’Europa, perché ci sono poche speranze che l’Italia possa fare grossi passi avanti in questi molteplici aspetti. “A meno che non ci sia uno sforzo corale del sistema” (scrive Between), cioè del governo e dei vari soggetti responsabili delle infrastrutture del paese.

In particolare, secondo Between, è la scarsa diffusione dei pc (49 per cento degli abitanti, fonte Eurostat) la causa principale dei ritardi sulla banda larga. Per diffusione della banda larga tra utenti di pc, infatti, l’Italia balza al quarto posto della classifica europea. Serve quindi aumentare l’alfabetizzazione degli italiani (come ribadito nei giorni scorsi anche da Franco Bernabe’, amministratore delegato di Telecom Italia, a un convegno romano). Between assolve invece i prezzi della nostra banda larga: sono persino migliori rispetto alla media europea.

Nemmeno la scarsa diffusione dei pc sembra dipendere da motivi economici (da noi c’è una certa concorrenza sui prezzi), ma solo da fattori culturali e dal sistema scolastico. Bernabè ipotizza che molte cose cambierebbero se la Pubblica Amministrazione desse il buon esempio, adottando le nuove tecnologie per dialogare con il cittadino. L’informatica penetrerebbe così nelle vite quotidiane delle persone e crescerebbe la voglia e l’esigenza di dotarsi di un pc.

A causare i ritardi della banda larga c’è, in subordine, un altro fattore (stima Between): le infrastrutture. Sono distribuite in modo poco omogeneo nel Paese. Gli investimenti degli operatori alternativi a Telecom in infrastrutture (di “unbundling local loop”) sono tutti concentrati su un 50 per cento della popolazione (nelle città  più ricche), il che riduce la varietà  e la convenienza delle offerte disponibili per metà  degli italiani.

Forte divario anche tra città  e campagna. L’Italia ha una copertura Adsl, in generale, nella media europea. molto sotto la media, invece, per copertura Adsl nelle campagne (peggio di noi solo Cipro e Malta). Quest’ultimo però è un dato di fine 2006 (non ce ne sono di più aggiornati), quindi forse adesso il confronto con l’Europa è migliorato, per lo sforzo recente di Telecom di portare Adsl a velocità  limitata (a 640 Kbps) nelle zone più critiche.

Le speranze per il futuro sono però in generale poco rosee, riflette Between. Per diffusione del pc “difficilmente” si arriverà  al 60 per cento nel 2010, quando molti altri Paesi europei saranno ormai all’80 per cento. Qui si confida nella diffusione dei pc portatili e soprattutto dei computer economici (ce ne sono da 299 euro), che in Italia si stanno vendendo molto bene nell’ultimo anno: un successo che ancora non viene calcolato nei dati Eurostat consultati da Between (relativi al 2006); già  adesso la situazione potrebbe essere migliore di quella descritta.

Tuttavia, c’è un’altra brutta notizia, riporta Between: le nuove connessioni banda larga (a 50 e a 100 Mbps), in arrivo, nel medio periodo saranno solo nelle metropoli del Centro Nord, secondo i piani Telecom, il che renderà  più profonda la spaccatura dell’Italia in due.

Tecnologie alternative all’Adsl possono alleviare i problemi: è dei giorni scorsi l’annuncio di Aria, che coprirà  presto con il WiMax 100 comuni non raggiunti da Adsl.

Laddove però l’arretratezza delle connessioni è causata dall’assenza di fibra ottica nel sottosuolo, nessuna tecnologia può dare velocità  elevate.
Allora davvero le speranze sono riposte nel sistema Paese: il sottosegretario allo Sviluppo Economico Paolo Romani ha annunciato ieri che partiranno entro fine anno i lavori della task force per dotare l’Italia di nuova generazione. Obiettivo, coprire con la banda larghissima (oltre 20 megabit) tutti gli italiani entro il 2013.

Il convegno di Between sulle tlc appena svoltosi a Capri, però, ha fatto emergere dai vari interventi che “adesso non ci sono risorse né pubbliche né private per creare una rete di nuova generazione in Italia”, dice Cristoforo Morandini, vice presidente della società . È probabile quindi che nell’immediato i soggetti della task force (tra cui ci sono gli operatori, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane e altri) solo si impegneranno a trovare una via comune per la nuova rete. I fatti domani, quando ci saranno i soldi.

fonte: repubblica.it